Intervista con Guru Dev Singh sul Sat Nam Rasayan

19 aprile 2013

Il Maestro spiega il Sat Nam Rasayan, l'arte del rilassamento profondo.
Testo di Mar Lana. Traduzione dallo spagnolo di Alessia Russo.
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"Il modo più semplice di curare che conosco è usare la mente meditativa”.

Il Sat Nam Rasayan è un’arte di cura millenaria, proveniente dall’India, che utilizza la mente meditativa come strumento per curare. La tradizione aveva stabilito che questa antichissima tecnica di cura fosse trasmessa dal maestro all’allievo nel silenzio e così è stato per migliaia di anni. Nel 1988, però, Yogi Bhajan, unico erede della tradizione, sente che questo efficace strumento deve essere diffuso affinché tutti possano apprendere a curare. Per tale impresa sceglie Guru Dev Singh, al quale, per dieci anni, aveva insegnato nel silenzio le sue conoscenze. Assolvendo il proprio compito, Guru Dev crea un metodo d’insegnamento e fonda, nel 1989, la Scuola Internazionale di Sat Nam Rasayan, con la quale ha formato più di 250 curatori nei 14 paesi in cui insegna e cura. Nel 1997 pubblica in spagnolo l’unico libro esistente sul Sat Nam Rasayan (“Sat Nam Rasayan. L’arte della cura ”) e sta ora preparando l’edizione del secondo manoscritto.

Guru Dev Singh è l’attuale successore di un lignaggio che affonda le sue radici più recenti nell’India del 15° secolo, quando il saggio rishi Guru Ram Das condensò la tecnica e la trasmise, dedicando la sua vita alla cura, al servizio e alla devozione.

Durante il 27° festival internazionale del Kundalini Yoga in Francia, Guru Dev tiene la sua lezione sull’arte della cura sotto un grandissimo tendone bianco, dove lo aspettano perlomeno 300 alunni di tutte le nazionalità. È appena tornato da un altro corso negli Stati Uniti e si presenta ai suoi allievi per insegnare loro una meditazione che stimola la percezione e attiva il terzo occhio. Mi riceve verso al fine della giornata, quando ormai sono passati fra le sue mani almeno quindici pazienti.

Guru Dev, le sue lezioni si basano sull’apprendimento sistematico del Sat Nam Rasayan, la pratica di meditazioni specifiche e la condivisione dell’esperienza di cura. Qual è l’efficacia di queste meditazioni come rimedi curativi?

Esistono 4.000 meditazioni curative e chi pratica il Sat Nam Rasayan apprende a usare questi strumenti specifici per ogni caso. Quando insegni a un gruppo in cui avverti un problema al secondo chakra, ricorri a una meditazione specifica e gli studenti vivono un’esperienza trascendente molto forte, si elevano.

Quest’arte di cura si basa sulla pratica dell’esperienza sensibile per accedere alla coscienza o, in altri termini, alla mente neutra o meditativa. Com’è cambiata negli ultimi dieci anni?

Il sistema è maturato e in questo momento l’insegnamento è completo. Il Sat Nam Rasayan usa la mente meditativa per curare; impariamo a sentire tutto ciò che accade, prendendo le distanze, in questo modo, dalle nostre interpretazioni della realtà, influenzate da idee e concetti. La vita non è come la interpretiamo. I giudizi o le proposizioni sulle cose ci allontanano dalla vera realtà. Tutto quello fa parte della nostra struttura mentale, non dell’evento. Per questo, la coscienza vive un conflitto ed è condizionata. Il Sat Nam Rasayan porta a decondizionare la coscienza, ad andare oltre l’individuale, il personale e l’identificazione, per condurci in un luogo dove non possediamo e non controlliamo nulla, in cui la principale condizione è la neutralità.

Svegliare il potenziale curativo - Tutto questo vuol forse dire che la mente meditativa ha qualità curative e che, se apprendiamo a usare la mente neutra, stiamo allo stesso tempo risvegliando il nostro potenziale curativo?

Sì, potenzialmente siamo tutti curatori. Sat Nam Rasayan significa “abbandono all’essenza della nostra vera identità”. Si tratta di riconoscere l’esperienza di quello che io chiamo lo Spazio Sacro, ovvero una manifestazione spirituale che non si può definire ma solo riconoscere. Da lì il curatore si relaziona in maniera neutra con la realtà, non c‘è più differenza o distanza, e sente che ciò con cui si relaziona accade in lui, è parte della sua stessa esperienza: la sua coscienza e quella dell’altro risultano essere la stessa cosa. Si tratta di un’esperienza di unità essenzialmente identica a quella che raccontano i mistici di qualsiasi epoca e cultura.

Interessante…e una volta nello spazio neutro, che cosa succede? Come avviene la cura?

La coscienza è trascendente e “trascendere” vuol dire andare oltre, oltrepassare i limiti apparenti di uno stato. La coscienza trascendente è quella che produce cambiamenti nel mondo per il semplice fatto di produrli in se stessa, senza la necessità di azioni esterne. La coscienza umana ha la trascendenza e può modificare la natura. Il curatore esperto si fonde con la coscienza; si tratta di uno stato alterato dove le leggi e le percezioni non hanno nulla a che vedere con quelle a cui siamo abituati, e da lì si può modificare ciò che si sta curando. Il potere della cura viene dallo Spazio Sacro, non dalla personalità del curatore. Dio è colui che cura, l’unica cosa che fa il curatore è connettersi a lui mediante un linguaggio adeguato che è quello della neutralità. Quando riconosciamo la fusione dell’anima individuale con l’anima divina, ci rendiamo conto che niente è impossibile.

La capacità di cura dipende dal curatore - Questa esperienza ha dei limiti?

Si può curare qualsiasi cosa con cui una persona si relaziona attraverso la coscienza? Per il Sat Nam Rasayan, la malattia rimane perché il paziente mantiene conflitti di cui non desidera liberarsi, dato che gli permettono di avere un’idea di se stesso. Il problema è che l’essere umano ha dimenticato la sua identità divina e si identifica con i suoi pensieri o con le variabili circostanze della vita. Questa identificazione sbagliata è la fonte della sofferenza; se l’essere umano comprende con la ragione non potrà mai conoscere lo spirito. Per lo Yoga la vera identità è l’anima: eterna, immutabile, tutt’uno con Dio. In questo senso non c’è limite all’esperienza, il limite lo poniamo noi. Posso curare a distanza, sapere che cosa succede a un edificio o a qualsiasi altra cosa con cui mi relaziono da uno stato di neutralità, che mi permette di sentire la coscienza espansa ovunque.

Incredibile! Com’è possibile muoversi in maniera così sottile?

Tutto ha una coscienza: alberi, pietre, mani, cellule… Se mi relaziono, per esempio, con una pietra, e mi integro con ciò che osservo, sento l’esperienza della pietra che ha una propria coscienza, posso arrivare a percepire l’informazione che c’è in essa e persino a modificarla. Sentendo, osservando e permettendo le sensazioni, posso percepire qualsiasi elemento dell’universo. Le sensazioni consentono la comunicazione e la trasformazione. Devo, però, mantenere lo spazio del silenzio interno stabile mentre percepisco l’universo sensibile.

Il Sat Nam Rasayan ottiene sempre risultati - Che tipo di malattie cura il Sat Nam Rasayan e qual è attualmente la sua efficacia?

Lo Spazio Sacro non ha limiti, la cura dipende dalla capacità del curatore di relazionarsi con esso. Proprio su questo stiamo lavorando ora: sull’abilità di sviluppare una coscienza precisa, stabile, intensa e vicina all’evento della cura. Curiamo molto negli ospedali, soprattutto negli Stati Uniti; ci sono stati casi in cui abbiamo risvegliato un malato dal coma. Un risultato c’è sempre, anche quando si aiuta un malato terminale ad accettare la morte e ad andarsene in pace anziché guarirlo dalla sua malattia. Il Sat Nam Rasayan cura malattie funzionali dell’organismo, dolori fisici, psichici, spirituali, malattie acute e croniche, infiammazioni, reumatismi, ernie, tumori. In caso di malattie gravi (paralisi, cecità, malformazioni, tumori terminali…), legate a conflitti interni forti che devono essere risolti, si può curare o migliorare il funzionamento degli organi lavorando sullo stato d’animo del paziente e aumentando la sua tolleranza. Un curatore esperto potrebbe guarirlo, ma non sempre succede. Stiamo cercando di riprodurre i casi in cui la cura è stata miracolosa per essere capaci di ripetere esattamente lo stesso processo, di realizzare un uguale movimento della coscienza. Questo è uno dei motivi che ci ha indotto a scrivere un secondo libro, che sarà pubblicato tra un anno e mezzo; si tratta di una specie di dizionario della cura, un testo sul modo esatto di arrivare alla guarigione. In questo momento difficile per tutti, il Sat Nam Rasayan è sicuramente un ottimo strumento.